LA PRESA DI SERVIZIO SARÀ IL PROSSIMO 19 FEBBRAIO

Valeria Zanini alla guida della Sisfa

Intervista a Valeria Zanini, astronoma all’Inaf di Padova ora eletta presidente della Società italiana degli storici della fisica e dell'astronomia. Come prima astronoma e prima donna in questo incarico, Zanini si propone di aumentare il dialogo all’interno della società e di trovare opportunità per i giovani nello studio della storia dell’astronomia

     14/01/2025

Dal prossimo 19 febbraio e per tre anni, la Società italiana degli storici della fisica e dell’astronomia (Sisfa) avrà una nuova presidente: Valeria Zanini. Già responsabile del museo “La Specola” e dei beni culturali della sede padovana dell’Inaf, studiosa esperta di storia dell’astronomia e strumenti scientifici dei secoli XVII-XIX, Zanini sarà la prima donna e prima astronoma a ricoprire questa carica. Media Inaf l’ha intervistata.

Si aspettava questa nomina o è stata una sorpresa?

«Secondo lo statuto della società, è il comitato elettorale che propone i candidati per la presidenza e per il consiglio direttivo. Io stavo concludendo il mio primo mandato in consiglio direttivo e stavo considerando di mettermi a disposizione della società per un secondo mandato. Non mi aspettavo però che mi sarebbe stato chiesto di candidarmi alla presidenza, quindi sì, è stata una sorpresa, peraltro molto gradita. Significa che il lavoro fatto negli ultimi tre anni in consiglio direttivo, assieme a tutti i colleghi uscenti, è stato apprezzato e riconosciuto».

 

Valeria Zanini, prossima presidente della Sisfa. Laureata in astronomia e tecnologo all’Inaf di Padova, Zanini, 54 anni, nasce e vive a Vicenza. È sposata e ha due figlie ormai ventenni. Responsabile del museo “La Specola” e dei beni culturali dell’Osservatorio astronomico di Padova, i suoi interessi di ricerca vertono sulla storia dell’astronomia nei secoli XVII-XIX e sugli strumenti scientifici della stessa epoca. È stata responsabile del Servizio musei dell’Inaf fino al 2015, e ora collabora attivamente con il Servizio biblioteche, musei e terza missione, occupandosi della tutela e valorizzazione del patrimonio storico sia mediante studi e ricerche, sia attraverso l’organizzazione di eventi e mostre. Dal 2015 svolge con contratto a titolo gratuito metà del corso di Storia dell’astronomia, per la laurea in astronomia, presso l’Università di Padova. Crediti: Inaf

Che cos’è esattamente la Sisfa? E di cosa si occupa?

«La Sisfa, Società italiana degli storici della fisica e dell’astronomia, è stata istituzionalizzata nella forma attuale nel 1999, ma affonda le sue radici negli anni ’70, quando un gruppo di ricercatori creò, all’interno del Cnr, un coordinamento scientifico per le attività di ricerca in storia della fisica, ispirandosi a quanto all’estero già si faceva da tempo. Ciò portò, nel 1981, alla costituzione del Gruppo nazionale di coordinamento per la storia della fisica (Gnsf) che successivamente, accorpando anche l’anima astronomica, si trasformò nella Sisfa. La Sisfa si pone come obiettivo la valorizzazione della storia della fisica e dell’astronomia in ogni ambito della società: nella ricerca, nella divulgazione, nell’insegnamento delle scienze, nella formazione dei docenti, nella cultura in generale. La Società opera, inoltre, per la tutela e la valorizzazione del ricco patrimonio storico-scientifico italiano che sopravvive nei dipartimenti di fisica, negli osservatori astronomici e in altri luoghi storicamente legati a queste discipline».

Che tipo di lavoro l’attenderà, in quanto presidente? Quali sono i suoi obiettivi?

«In questo contesto, nel prossimo triennio vorrei che la Sisfa si affermasse sempre più come spazio di dialogo e confronto per tutti gli studiosi interessati alla storia della fisica e dell’astronomia in Italia, uno spazio in grado di accogliere e valorizzare le diverse professionalità che contraddistinguono i suoi soci: ricercatori, docenti, collezionisti, conservatori, restauratori, cultori, semplici appassionati… Inoltre, consapevole delle limitate opportunità di carriera in questo settore di ricerca e della conseguente difficoltà nel ricambio generazionale, durante la mia presidenza vorrei sostenere le giovani generazioni di ricercatori in storia della fisica e dell’astronomia, offrendo loro opportunità di crescita e formazione. Sono peraltro convinta che la formazione dei giovani debba passare attraverso un “passaggio di conoscenza” intergenerazionale, e per questo mi piacerebbe avviare percorsi di mentorship che favoriscano il dialogo tra l’esperienza dei soci più “maturi” e l’energia innovativa dei soci più giovani».

Non solo prima donna, ma anche prima astronoma in quarant’anni. Come mai nessun astronomo prima di lei?

«Come dicevamo, la storia dell’astronomia è entrata in un secondo momento nel Gnsf e i ricercatori con formazione prettamente astronomica erano molto pochi, anche se erano molto attivi in seno alla Società. Per molti anni la presidenza è stata tenuta dal professor Pasquale Tucci il quale, pur essendo di formazione fisica, ha contribuito significativamente al recupero e alla valorizzazione del patrimonio astronomico dell’Osservatorio di Brera, incarnando così anche l’anima astronomica della Società. Negli ultimi anni, soprattutto dopo il congresso annuale organizzato a Padova nel 2023, i soci astronomi sono aumentati, per cui anche la Società ha sentito l’esigenza che questa fetta importante dei suoi soci trovasse maggior rappresentanza negli organi istituzionali».

Qual è il valore aggiunto che potrà portare la sua formazione, in questo ruolo?

«Come astronoma che lavora all’Inaf – un ente di ricerca che, pur tra diverse difficoltà, negli ultimi anni ha sempre più capito l’importanza di valorizzare la propria storia e il proprio patrimonio, in un dialogo costante con la parte di ricerca e con i colleghi che si occupano di divulgazione e didattica – credo che il valore aggiunto che potrò portare sarà proprio quello di favorire il dialogo e lo scambio di idee. D’altra parte, l’astronomia, oltre a essere la scienza più antica, è anche quella che più affascina l’uomo della strada, e proprio questo può facilitare il dialogo con l’intera società anche sul piano della storia di questa disciplina».

Un po’ della sua storia: come si è avvicinata al mondo della storia dell’astronomia e come ha deciso di dedicarsi completamente a questo?

«Io mi sono laureata in astronomia all’Università di Padova e nel mio percorso accademico ho seguito anche il corso di storia dell’astronomia, che all’epoca era tenuto dal professor Giuliano Romano. Il professor Romano era un grandissimo appassionato ma anche un grande comunicatore. In un’epoca in cui le lezioni si tenevano ancora con i lucidi e non esisteva PowerPoint, lui era in grado di farti vivere dei veri e propri viaggi nel tempo in prima persona. Al momento di scegliere la mia tesi di laurea ho dunque voluto approfondire un argomento storico. Il professor Romano era però andato in pensione, per cui ho svolto la mia tesi (sull’astronomo seicentesco Geminiano Montanari) sotto la guida della professoressa Luisa Pigatto, che proprio in quegli anni stava allestendo il museo “La Specola”, facendo restaurare l’antica strumentazione padovana e favorendo il recupero delle antiche sale osservative della Specola. È stata proprio lei a trasformare quello che pensavo sarebbe stato un interesse temporaneo, limitato al periodo della laurea (già mi immaginavo come insegnante di matematica e fisica in qualche liceo), nella vera passione e nel lavoro della mia vita».

Perché è importante conoscere e tramandare la storia dell’astronomia? E come si può rendere attuale e interessante lo studio della storia a chi comincia a studiare astrofisica, e vuole volgere tutta la sua attenzione al progresso, alle nuove scoperte, agli strumenti più grandi e d’avanguardia?  

«L’articolo 9 della nostra Costituzione sancisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione […]”. Non è casuale che i nostri padri costituenti abbiano accostato la ricerca scientifica alla tutela del patrimonio storico, perché non vi è futuro se non si ha una comprensione profonda del passato da cui si arriva. Questo principio vale in ogni ambito della nostra vita – familiare, sociale, politico e anche scientifico. Attraverso la storia emerge chiaramente come lo sviluppo delle conoscenze scientifiche non sia stato un processo lineare e fluido, ma piuttosto un percorso accidentato, sempre strettamente interconnesso con l’evoluzione politica, sociale e culturale dell’epoca».

Lei insegna anche il corso di storia dell’astronomia all’Università di Padova. Come fare per rendere attuale e attraente questa disciplina agli occhi dei giovani studenti?

«Il processo di acquisizione della conoscenza scientifica di un giovane studente riflette, seppur in scala ridotta, il cammino dell’umanità verso la scienza moderna. Trasmettere dunque l’idea che le conoscenze scientifiche odierne non sono appannaggio dei pochi in grado di comprenderle, ma sono il frutto di un lungo e difficoltoso cammino di apprendimento collettivo, può essere la chiave attraverso cui far conoscere la storia, e con la quale stimolare quella fetta della società che più ha difficoltà con le materie scientifiche. Questo approccio crea una sorta di empatia con i nostri predecessori, permettendo a tutti di riconoscersi, anche in campo scientifico, come parte della Storia».