CON IMMAGINI INEDITE DI DEIMOS

Hera completa il flyby di Marte

Si è conclusa ieri con successo la manovra gravitazionale attorno a Marte della missione europea di difesa planetaria Hera. Oggi, presso il centro di controllo Esoc dell'Esa a Darmstadt, in Germania, sono state mostrate in anteprima le immagini inedite del satellite marziano Deimos, presentate dal team scientifico della missione. Era presente anche Brian May, chitarrista dei Queen e astrofisico

     13/03/2025

Ieri, mercoledì 12 marzo, la missione Hera dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha effettuato un flyby di Marte, parte integrante della sua fase di crociera nello spazio profondo. Oggi le immagini inedite sono state presentate in anteprima dal team scientifico di Hera al centro di controllo Esoc dell’Esa a Darmstadt, in Germania. Al team si è unito anche Brian May, celeberrimo chitarrista dei Queen ma anche astrofisico esperto di asteroidi e membro onorario di Hera, la prima missione in assoluto di difesa planetaria.

Il team scientifico di Hera e le prime immagini del flyby. In basso a sinistra, Brian May. Crediti: Esa

Il flyby di Marte è una manovra orbitale che ha permesso di utilizzare la gravità del Pianeta rosso per accelerare la sonda spaziale e migliorare la sua traiettoria verso il sistema di asteroidi binari Didymos e Dimorphos, accorciando il viaggio di alcuni mesi e permettendo di risparmiare molto carburante. Il flyby ha consentito inoltre il primo utilizzo e la calibrazione scientifica di alcuni strumenti di Hera per osservare Deimos, la più piccola e misteriosa delle due lune di Marte.

«Hera si è avvicinata fino a 5000 km dalla superficie del Pianeta Rosso e a soli 300 km da Deimos», dice Monica Lazzarin dell’Università di Padova, membro dello Science management board. «Le immagini che stiamo vedendo ci mostrano in anteprima assoluta il lato oscuro di Deimos, una delle due lune di Marte, la più piccola e lontana, in orbita intorno al pianeta alla distanza di 23 mila chilometri. Deimos, che ha un diametro di 12,4 chilometri, ruota in modo sincrono intorno a Marte e come la Luna non mostra mai il suo lato nascosto. Oggi invece abbiamo potuto osservarlo dalla distanza di circa mille chilometri».

«Deimos è particolarmente interessante perché da tempo la comunità scientifica discute se si sia formato da Marte o se sia un asteroide catturato dalla sua orbita», continua Lazzarin. «Tre strumenti in particolare – dei dodici complessivi a bordo di Hera – ci hanno permesso di osservare Deimos in modo del tutto inedito. Nelle immagini che Hera ci ha inviato era ben visibile anche Marte sullo sfondo, alla distanza di circa 9000 km. Le immagini della camera Hyperscout ci mostrano Marte – il Pianeta rosso – in modo inedito, stranamente di colore blu per via della lunghezza d’onda infrarossa a cui è stato osservato».

Marte e Deimos visti dalla Asteroid Framing Camera di Hera. Crediti: Esa

I tre strumenti di Hera attivati e calibrati durante il flyby sono: la Asteroid Framing Camera, dedicata alle osservazioni monocromatiche nel visibile, utilizzata sia per la navigazione che per le indagini scientifiche; l’imager iperspettrale Hyperscout-H, che osserva in una gamma di colori oltre i limiti dell’occhio umano, in venticinque bande spettrali del visibile e del vicino infrarosso, e che aiuterà caratterizzare la composizione dei minerali; e Tiri (Thermal Infrared Imager di Hera), fornito dall’agenzia aerospaziale giapponese Jaxa, sensibile al medio infrarosso per rilevare la temperatura della superficie, ottenendo proprietà fisiche come la rugosità, la distribuzione delle dimensioni delle particelle e la porosità.

«Abbiamo iniziato a prepararci per il flyby già un mese dopo il lancio – avvenuto il 7 ottobre da Cape Canaveral – con una serie di manovre per variare la sua velocità. La prima di 50 m/s,  e poi altre minori di 17 e 9 cm/s per apportare ulteriori correzioni alla traiettoria. Questi cambi di velocità sono serviti per poterci avvicinare a Marte nel modo giusto e riuscire a sfruttare il suo campo gravitazionale per aumentare la velocità della sonda», spiega Ian Carnelli, responsabile del Dipartimento dei sistemi spaziali di Esa e project manager della missione Hera. «Possiamo dirci molto soddisfatti perché per la prima volta siamo riusciti a ottenere la traiettoria che avevamo previsto con una precisione di pochi metri di errore e con un errore sulla velocità di pochi millimetri al secondo».

Infografica del flyby e dell’incontro con Deimos. Crediti: Esa-F. Zonno

La destinazione finale di Hera è il sistema asteroidale composto da Didymos (di 780 m di diametro) e Dimorphos (di soli 151 m), corpi molto più piccoli del satellite Deimos. Una serie di accensioni di propulsori “a rendez-vous impulsivo” a partire dall’ottobre 2026 metterà a punto la rotta di Hera per raggiungere il sistema di Didymos nel dicembre successivo.

«Questa è stata la prima, emozionante, esperienza di esplorazione del team Hera, ma non l’ultima. Tra 21 mesi la sonda raggiungerà i nostri asteroidi bersaglio e inizierà l’indagine sul luogo dell’incidente dell’unico oggetto del nostro Sistema solare la cui orbita sia stata alterata in modo misurabile dall’azione umana», ricorda Carnelli. «Siamo pronti per lavorare alla fase finale della missione, ovvero volare il più vicino possibile agli asteroidi mantenendo la sonda in sicurezza».

Se la giornata non fosse sembrata abbastanza ricca di emozioni, aggiungiamo una novità. È stata lanciata oggi e mostrata in anteprima – poco dopo le immagini del flyby – anche la versione vocale di Hera Space Companion, uno strumento di intelligenza artificiale che permette a chiunque di accedere alla telemetria e ai dati reali della missione, per interagire in modo diretto e in near real time con Hera.

Intanto Hera si avvicina sempre più al suo obiettivo, ovvero studiare in modo ravvicinato gli effetti dell’impatto della sonda Dart della Nasa ,che ha colpito Dimorphos nel settembre 2022. Hera contribuirà a rendere la tecnica dell’impattatore cinetico per la deviazione degli asteroidi pienamente compresa e potenzialmente ripetibile. Il sistema dei due asteroidi verrà raggiunto nel dicembre 2026, quando saremo già nel pieno dei preparativi della missione Ramses, che incontrerà a sua volta l’asteroide Apophis nel 2029.

Guarda l’animazione sul canale YouTube dell’Esa: