LUCE SUI TITANI DELL’ALBA COSMICA

I primi quasar sfidano i limiti della fisica

Scoperte nuove evidenze che spiegano come si siano formati i buchi neri supermassicci nel primo miliardo di anni di vita dell’universo. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Inaf e pubblicato su Astronomy & Astrophysics, analizza 21 quasar distanti e rivela che questi oggetti si trovano in una fase di accrescimento super veloce, offrendo preziose informazioni sulla loro formazione ed evoluzione, in parallelo con quella delle galassie ospitanti

I DETTAGLI SU FRONTIERS IN PHYSIOLOGY

Nello spazio il cervello rallenta ma non si danneggia

Alcune funzioni cognitive risultano alterate a causa della permanenza nello spazio e dei fattori di stress a questa associati. I compiti che richiedono velocità di elaborazione, memoria di lavoro visiva e attenzione sostenuta risulterebbero, in particolare, rallentati, ma non meno accurati. Una buona notizia, dunque, soprattutto perché si tratterebbe di un rallentamento transitorio che scompare una volta rientrati sulla Terra

IL CAMPO MAGNETICO VIENE EREDITATO DALLA STELLA DI NEUTRONI

La madre dei buchi neri all’origine dei getti

Per la formazione dei getti di un buco nero servono un forte campo magnetico e un disco di accrescimento. Tuttavia, un forte campo magnetico impedisce la formazione del disco e un campo magnetico tale da permettere la formazione del disco non è abbastanza forte da produrre getti. Un gruppo di scienziati ha ora risolto questo impasse, chiamando in causa la “madre” del buco nero. I dettagli su ApJ Letters

IL FILM SI È AGGIUDICATO ANCHE IL PREMIO DEL PUBBLICO E IL PREMIO ASTEROIDE

Come se l’universo suggerisse di fermarci

Tra sfide tecniche, complessità scientifiche e la guerra in Ucraina, il regista Pavlo Ostrikov racconta a Media Inaf le difficoltà affrontate nella realizzazione del lungometraggio “U Are The Universe”, vincitore del premio Inaf-Event Horizon allo scorso Trieste Science+Fiction Festival. Un’opera che è riuscita a emergere mescolando scienza, emozioni, intimità e un tributo ai grandi classici del cinema sci-fi

NELLO SCONTRO, LMC HA CONSERVATO IL 10 PER CENTO DEL SUO ALONE

Hubble racconta la storia di una sopravvissuta

Per la prima volta, un gruppo di astronomi è riuscito a misurare le dimensioni dell’alone della Grande nube di Magellano (Lmc), servendosi del telescopio spaziale Hubble e della luce emessa da 28 quasar sullo sfondo. Tale alone si è rivelato estremamente piccolo e la sua compattezza richiama la storia dell’incontro tra la galassia nana e la Via Lattea. Tutti dettagli su ApJ Letters

LANCIO PREVISTO PER LA METÀ DEL 2027

Telescopio Roman, tutti gli specchi al loro posto

Nasa e L3Harris, l’azienda costruttrice del telescopio Roman, hanno completato il montaggio e l’allineamento di tutte le ottiche del prossimo telescopio spaziale infrarosso. Il gruppo ottico, completo di elettronica, è stato portato in una camera bianca del Goddard Space Flight Center, dove è stato inserito in una struttura rigida assieme ai suoi strumenti. Per ora, dicono i costruttori, la qualità ottica è ineccepibile

NUOVA FORMULA PER LA VITA VA OLTRE L’EQUAZIONE DI DRAKE

Principio antropico? C’è chi dice no

A distanza di oltre 60 anni dalla definizione dell’equazione di Drake, un nuovo modello ne estende la logica su scala cosmica. Cosa succederebbe se nell’universo ci fosse più – o meno – energia oscura di quella che osserviamo? Avremmo più o meno stelle? E come cambierebbe la possibilità di trovare vita intelligente? Lo abbiamo chiesto a Daniele Sorini, primo autore dello studio uscito su Mnras