LA RICERCA PUBBLICATA SU NATURE ASTRONOMY

Una nube glaciale, non proprio passeggera

Secondo uno studio guidato dalla Boston University, tra i 2 e i 3 milioni di anni fa il Sistema solare avrebbe incontrato turbolenze su scala galattica, scontrandosi con una densa nube interstellare e lasciando il nostro pianeta temporaneamente privo della protezione dell’eliosfera. Un evento che potrebbe aver alterato il clima e l’evoluzione della Terra, contribuendo a importanti glaciazioni

CERTA LA SUA META, OSCURE LE SUE ORIGINI

Fuga spericolata di una stella

Si chiama J1249+36, è una stella subnana e appartiene alla Via Lattea. Segni particolari: si muove a una velocità di due milioni di chilometri all’ora, due volte e mezzo la velocità del Sole. Si tratta di un raro esempio di stella iperveloce. Secondo gli astronomi lascerà la Via Lattea e continuerà il proprio viaggio per gli spazi intergalattici. Ignote sono attualmente le sue origini

CON UN COMMENTO DI ROBERTO OROSEI DELL’ISTITUTO NAZIONALE D’ASTROFISICA

Su Marte un lago d’interferenze costruttive

La saga del bacino d’acqua liquida nel sottosuolo del Pianeta rosso – esiste o non esiste? – si arricchisce di un nuovo capitolo, firmato questa volta dal “fronte del no”: i tre ricercatori della Cornell University che già avevano contestato la scoperta italiana hanno infatti pubblicato un nuovo studio su Science Advances nel quale mostrano come riflessi analoghi a quelli colti dal radar di Marsis possano essere prodotti da sottili strati di ghiaccio

MOSTRA PIÙ “RUGHE” LÀ DOVE È PIÙ GIOVANE

La Via Lattea come Benjamin Button

Dall’analisi dei dati della terza release della missione Gaia arriva una nuova ipotesi sull’evoluzione della nostra galassia: secondo i ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute, negli Stati Uniti, l’ultima grande collisione della Via Lattea sarebbe avvenuta almeno cinque miliardi di anni dopo rispetto a quanto ritenuto finora, con l’urto con l’ammasso della Vergine. Lo studio è stato pubblicato su Mnras

STUDIO PUBBLICATO SU NATURE GEOSCIENCE

Brina d’acqua sulle cime dei vulcani marziani

Un sottile strato di brina d’acqua riveste le cime dei vulcani marziani la mattina presto, secondo un nuovo studio basato sulle osservazioni delle due sonde europee in orbita attorno a Marte, Trace gas orbiter e Mars Express. Passerebbe quotidianamente dall’atmosfera a depositarsi sulla cima di queste vette, in un microciclo climatico locale. Con le spiegazioni di Giovanni Munaretto dell’Inaf, coautore dello studio

DATI IN OTTICO E IN BANDA X PER RIVELARE DETTAGLI SULLA SUA EVOLUZIONE

Nuovo look per l’ammasso Westerlund 1

Rilasciata una nuova immagine di Westerlund 1 – un ammasso stellare “super”, il più massiccio e più vicino alla Terra – realizzata con i dati di Chandra e Hubble. I risultati, pubblicati su Astronomy & Astrophysics, sono frutto del lavoro del progetto Ewocs, guidato da Mario Guarcello dell’Inaf di Palermo