IONI IN USCITA DALLA TERRA A VELOCITÀ SUPERSONICHE

Per mezzo volt, fuga dall’atmosfera

Rilevato per la prima volta il campo elettrico ambipolare della Terra, ipotizzato già dagli anni Sessanta ma non ancor confermato dalle osservazioni dirette. La missione Endurance della Nasa ha potuto misurare una variazione del potenziale elettrico di soli 0,55 volt, sufficienti per spiegare il “vento polare”, ovvero la fuga di particelle cariche dai poli. La scoperta è stata pubblicata su Nature

PASSATE AL VAGLIO CIRCA 2800 GALASSIE IN UN’UNICA OSSERVAZIONE

Cercando civiltà extragalattiche sui 100 MHz

Condotta dal Seti Institute, dal Berkeley Seti Research Center e dall’Icrar avvalendosi delle antenne del Murchison Widefield Array, in Australia Occidentale, è stata la prima ricerca di segnali di tecnologie aliene a basse frequenze provenienti da galassie che non siano la nostra. Abbiamo intervistato uno dei due autori dello studio pubblicato su ApJ, il radioastronomo Steven Tingay, della Curtin University

IL VALORE DI H0 OTTENUTO CON IL NUOVO METODO È 73 KM/S/MPC

Tensione di Hubble, la parola alle galassie a spirale

Un nuovo metodo per la stima della costante di Hubble basato sull’analisi delle galassie a spirale, messo a punto da tre cosmologi della Sissa, ha permesso di misurare l’espansione dell’universo fino a 200 megaparsec di distanza dalla Terra. I risultati, pubblicati su Mnras, suggeriscono che, se esiste una “nuova fisica” responsabile della tensione di Hubble, potrebbe manifestarsi solo su scale cosmiche molto più grandi o risalire ai primi istanti dell’universo

RISOLTO UN ENIGMA SUL QUALE CI SI INTERROGAVA DA DECENNI

Così le onde di Alfvén spingono il vento solare

Approfittando dei dati raccolti durante un raro allineamento fra due sonde solari spaziali – Parker Solar Probe della Nasa e Solar Orbiter dell’Esa – è stato possibile dimostrare come un particolare tipo di onde presenti nel plasma – le onde di Alfvén – riesca ad accelerare e riscaldare il flusso di particelle cariche in uscita dalla corona solare. Lo studio è stato pubblicato oggi su Science

GRAZIE ALL’INTERVENTO DELLA MATERIA OSCURA

Buchi neri supermassicci a collasso diretto

La materia oscura potrebbe aver contribuito alla formazione dei buchi neri supermassicci osservati dal telescopio spaziale James Webb nell’universo primordiale. In particolare, le radiazioni prodotte dal decadimento della materia oscura sarebbero in grado di mantenere l’idrogeno gassoso a una temperatura tale da condensare direttamente in buchi neri supermassicci. I dettagli su Physical Review Letters

STUDIO PUBBLICATO SU APJ LETTERS

Quando la stella collapsar, c’è l’onda gravitazionale

Onde gravitazionali generate dalle collapsar, stelle molto massicce che collassano dopo aver esaurito il combustibile di fusione nucleare, potrebbero scuotere a sufficienza i bracci degli interferometri per onde gravitazionali come Ligo e Virgo ed essere rilevate. Secondo le simulazioni, si tratterebbe, ad oggi, dell’unica sorgente singola di onde gravitazionali che la tecnologia è in grado di rilevare

È LA PRIMA INDAGINE SPETTROSCOPICA PROFONDA DELL’AMMASSO

Giovani astri negli abissi polverosi di Perseo

L’immagine di Ngc 1333 acquisita da Jwst mostra una nebulosa composta da gas e polvere ed è disseminata di stelle grandi e luminose – tutte contraddistinte dalle sei caratteristiche “punte” dovute all’ottica del telescopio – e di piccole stelle puntiformi incastonate nelle nubi. È una formazione molto giovane, e offre dunque l’opportunità di studiare stelle come il nostro Sole nelle loro fasi nascenti